Questo è il mio corpo, che è per voi; questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”, dice il Signore. “Fate questo ogni volta che ne prendete, in memoria di me”. (1Cor 11,24.25)
Sacerdozio e carità sono strettamente collegati con l'Eucaristia: creano comunione e indicano nel dono di sé e nel servizio al prossimo il cammino della Chiesa.
Per questo i discepoli sono/siamo invitati a seguire il suo esempio: fare come ha fatto lui a loro; compiere questo gesto per ricordare che il Maestro è il Signore, l'Inviato del Padre, il Salvatore. E non è l'unico gesto dell'ultima cena da fare in memoria di Lui. Anche lo spezzare il pane e il condividere il calice rientrano in questo contesto della famiglia dei discepoli fedeli che si radunano attorno al tavolo dell'Alleanza e che si impegnano ad osservare i suoi comandamenti, uno in particolare, il fondamentale: "amatevi gli uni gli altri".
Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale? Cristo dice a ciascuno: "Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti lascerò mai. Attraverso lo Spirito Santo sarò sempre con Te". -Frère Roger di Taizé
Cena del Signore
L'Eucaristia, memoriale della «nuova ed eterna alleanza» è l'aspetto più evidente della celebrazione odierna. Ma siamo invitati a meditare su altri due aspetti dei mistero di questo giorno: l'istituzione del sacerdozio ministeriale e il servizio fraterno della carità (lavanda dei piedi).Sacerdozio e carità sono strettamente collegati con l'Eucaristia: creano comunione e indicano nel dono di sé e nel servizio al prossimo il cammino della Chiesa.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. (Gv 13,14)
Dall'Omelìa Eremo San Biagio
Chi durante la cena si china a lavare i piedi degli ospiti è lo schiavo della casa. L'ultima cena di Gesù con i suoi discepoli è segnata - anche - da questo gesto: il maestro, il Signore, compie un'azione inadatta alla sua persona, secondo la visione dei suoi stessi discepoli. Ma è proprio questo il gesto adeguato al vero servo del Signore. È il gesto del vero Maestro, è il gesto che va molto oltre del semplice lavaggio dei piedi: rinvia alla comprensione della purificazione della persona acquisita grazie al sacrificio di se stesso da parte di Gesù.Per questo i discepoli sono/siamo invitati a seguire il suo esempio: fare come ha fatto lui a loro; compiere questo gesto per ricordare che il Maestro è il Signore, l'Inviato del Padre, il Salvatore. E non è l'unico gesto dell'ultima cena da fare in memoria di Lui. Anche lo spezzare il pane e il condividere il calice rientrano in questo contesto della famiglia dei discepoli fedeli che si radunano attorno al tavolo dell'Alleanza e che si impegnano ad osservare i suoi comandamenti, uno in particolare, il fondamentale: "amatevi gli uni gli altri".
Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale? Cristo dice a ciascuno: "Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti lascerò mai. Attraverso lo Spirito Santo sarò sempre con Te". -Frère Roger di Taizé
Dove vuoi che io ti prepari la Cena?
Oso pensare che gli apostoli non si resero conto della importanza della domanda che rivolsero a Gesù quando gli dissero: "Dove vuoi che prepariamo la sala per la Cena"? Sono anche certo che non compresero la difficile risposta di Gesù. Voglio rimeditare, nel mio silenzio, domanda e risposta. La domanda vuole esprimere il mio proposito di consumare la Cena con Gesù, di partecipare alla immolazione e alla consumazione dell'Agnello. Partecipare alla sua immolazione con l'impegno di "preparare" tutto, dignitosamente, come si addice alla sua persona e al suo progetto. Una casa degna per Gesù, chiamato "Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo". Il progetto: la offerta a Dio del sommo sacrificio a lui gradito per la redenzione di tutta l'umanità. Se sono abituato a nutrirmi di briciole, come potrei preparare la sala? La risposta di Gesù mi riempie di gioia perché Egli, pur conoscendo tutta la mia fragilità, mi risponde e non mi esclude dalla sua intimità. Mi dice che occorre che io, sua "casa", sia elevato, spazioso, bene adornato con quelle ricchezze che lui gradisce. Oso pensare che mi chieda profondissima umiltà che può elevarmi fino a Dio, purezza immensa che non mi fa rinchiudere nell'egoismo, amore infinito, autentica ricchezza che costituisce la singolarità del Dio e Padre del Signore Gesù. Chissà se noi, oggi, saremmo disposti a ripetere a Gesù la stessa domanda degli apostoli. Non sarebbe sbagliato se, come sempre, per farci aiutare a preparare la casa che Egli vuole, ci lasciassimo guidare dalla Madre. Lei ben sapeva i gusti del Figlio suo, lei che fu grande e degna dimora. Non aspiro a cose grandi Signore ma vorrei essere pienamente come tu mi vuoi.