11 maggio

San Francesco De Geronimo Sacerdote

Così dice il Signore: «Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e Io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da Me, che sono mite e umile di Cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il Mio giogo infatti è dolce e il Mio peso leggero». (Mt 11,28-29)

Biografia
De Geronimo fu un gesuita italiano, proclamato beato nel 1806 da papa Pio VII e santo da papa Gregorio XVI nel 1839.
Entrato nel noviziato nel luglio del 1670, l'anno seguente viene inviato a prendere parte alle missioni popolari che i gesuiti svolgevano nelle campagne in Puglia e poi in Abruzzo e a Napoli. La situazione socio-religiosa della più grande città del mezzogiorno italiano, nella seconda metà del seicento, era estremamente seria. Da una parte, lo splendore medievale, rinascimentale e barocco delle sue vie, dei palazzi e delle chiese; dall'altra, lo squallore malsano dei vicoli, dei "bassi" e dei "fondaci", topaie senza luce, dove in penosa promiscuità viveva la maggior parte della popolazione. Fu per loro la voce dell'"oggi" di Dio, del suo giudizio sulla storia dell'uomo; il pacificatore, il consolatore del povero, dell'afflitto, del malato, del carcerato, dello schiavo.

Si fece promotore del culto del santo taumaturgo Ciro e di numerose opere sociali. A lui si attribuisce anche la riedizione di un antico canto mariano intitolato "Dio vi salvi Regina", dichiarato poi inno nazionale della Corsica nella riunione del 1735 in cui l'isola si dichiarò stato indipendente sotto la protezione della Vergine Maria. Morì a Napoli l'11 maggio 1716.

“So essere povero, so essere ricco. Ho imparato a vivere in qualsiasi situazione: ad essere sazio e ad aver fame, a trovarmi nell’abbondanza e a sopportare la miseria. Posso far fronte a tutte le difficoltà, perché Cristo me ne da la forza”. (Filipp. 4, 11-13)

Dai «Manoscritti» di san Francesco De Geronimo
Dobbiamo spesso meditare la passione di Gesù Cristo
La meditazione della Passione muove le anime all'amore delle sante virtù e all'odio dei vizi, perché nella passione tutte le virtù furono praticate da Cristo come Maestro.
  • Ivi l'umiltà, la massima che sia possibile a un Dio: Umiliò se stesso (Fil 2, 8); or quale uomo superbo, vedendo un Dio tanto umiliato, non si vorrà umiliare, se si mette a considerare le lezioni di umiltà che gli dà Cristo? E perciò Cristo disse: Imparate da me, che sono mansueto ed umile di cuore (Mt 11, 29).
  • Ivi si vede la pazienza in cose tanto amare e dolorose che eccedono ogni amarezza e pena patibile; e lui come un agnello che sta muto dinanzi a colui che lo tosa, non aprì la sua bocca (Is 53,7). Egli tacque: or chi non imparerà ad aver pazienza nelle cose minori, se un Dio in cose sì grandi soffre con tanta pazienza?
  • Ivi si scorge la sua grande carità, perché solo per carità patì, affine di liberar noi dai tormenti eterni; ora nessuno ha carità più grande di colui che dà la vita per i suoi amici (Gv 15,13); chi dunque non compatirà il prossimo e non gli darà aiuto, potendo, massimamente ai poveri? Ivi la mansuetudine, mentre non solo Cristo non si vendica, ma perdona pregando: Padre, perdona loro (Lc 23, 24); chi avrà cuore così crudele da non perdonare a chi lo offese?
La meditazione della Passione inoltre accende nel cuore due amori.
  1. Il primo, verso questo amoroso e tormentato Signore, che per solo amore verso di noi si sottomise volontariamente alle grandissime ignominie e pene che tollerò nella sua Passione. Se il non far conto di pena alcuna per l'amato è segno certissimo di amore, devi concludere che l'amore portato a noi da Cristo sia stato non grande, ma massimo, inarrivabile, infinito, per essersi sottoposto per nostro amore alle massime pene e ai massimi tormenti che hanno superato tutti quelli dei martiri. E se amore si paga con amore, devi accenderti, quanto più si può, a corrispondere a tanto amore, acciocché per l'avvenire non abbia ardire di far cosa indegna di sì eccessiva carità.
  2. Il secondo amore che devi accendere nel tuo cuore è un tenero affetto verso la Passione di Gesù, in modo che ogni giorno consideri le acerbe pene tollerate con tanto amore da Cristo per noi.
Senti dunque l'amore per Gesù e rifletti fra te stesso che cosa devi correggere nella tua vita, che cosa devi aggiungere, che cosa vincere. "Io sono la tua salvezza" (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le cose eterne. (Im.di Cristo)

Preghiera
O Dio, per la salvezza delle anime hai reso san Francesco de Geronimo insigne predicatore della tua parola; concedi a noi, per sua intercessione, di aver sempre presenti nel nostro cuore i precetti della tua legge e di metterli in pratica fedelmente. Per il nostro Signore. Amen.