Mi avvicino alla Tua croce, o Signore; al Tuo umile cuore mi appresso, o Gesù, sostando alla porta del Tuo petto forato. Così crocifisso, Tu mi aspetti per potermi abbracciare: il Tuo capo fiorente, trafitto di spine, Tu inchini su me per invitarmi a un bacio di perdono.
Bonaventura era uomo di azione e di governo, pratico e speculativo, ricco di equilibrato sentimento e simpaticamente «umano». Vedeva un fondamentale accordo fra le arti, le scienze, la filosofia, la teologia, la storia. Raramente scienza e fede s’erano viste tanto armonizzate in un uomo, e soprattutto così animate dall’amore; era un grande contemplativo, un mistico. Per questo è stato onorato dei titolo di «Dottore serafico».
Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l'attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio.
E' questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, che Cristo ha portato in terra. Ecco perché l'Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo.
Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l'intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l'uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l'essere e lo inabissa in Dio con la sua soavissima unzione e con gli affetti più ardenti.
Ora questo fuoco è Dio e questa fornace si trova nella santa Gerusalemme; ed è Cristo che li accende col calore della sua ardentissima passione. Lo può percepire solo colui che dice: L'anima mia ha preferito essere sospesa in croce e le mie ossa hanno prescelto la morte! (cfr. Gb 7, 15).
Chi ama tale morte, può vedere Dio, perché rimane pur vero che: «Nessun uomo può vedermi e restar vivo» (Es 33, 20). Moriamo dunque ed entriamo in questa caligine; facciamo tacere le sollecitudini, le concupiscenze e le fantasie. Passiamo con Cristo crocifisso, «da questo mondo al Padre», perché, dopo averlo visto, possiamo dire con Filippo: «Questo ci basta» (Gv 14, 8); ascoltiamo con Paolo: «Ti basta la mia grazia» (2 Cor 12, 9); rallegriamoci con Davide, dicendo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre» (Sal 72, 26). «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre, per sempre. Tutto il popolo dica: Amen» (Sal 105, 48).
Biografia
Giovanni Fidanza era nato a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. Bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato: « Oh bona Ventura »: gli rimase per nome, ed egli fu davvero una « buona Ventura » per la Chiesa. Volle farsi francescano, studiò filosofia e teologia a Parigi e vi fu a lungo professore. Eletto superiore generale del suo ordine, l’organizzò e diresse saggiamente, tanto da esserne chiamato: «secondo fondatore e padre»; infatti, Francesco non aveva lasciato alcuna precisa costituzione. Per averlo vicino a Roma, il Papa lo nominò vescovo di Albano e cardinale, incaricandolo di preparare il Concilio Ecumenico di Lione II per l’unione dei cristiani Latini e Greci. La sua teologia, agostiniana di mente e di spirito, e fortemente cristocentrica, lo rendeva capace di capire profondamente la teologia orientale. Aperto il Concilio il 7 maggio 1274, si giunse il 28 giugno a un accordo per l’unione (purtroppo rotto in seguito); ma il 15 luglio Bonaventura moriva, assistito dal papa Gregorio X. Pochi mesi prima era morto san Tommaso d’Aquino, di cui era amicissimo.Bonaventura era uomo di azione e di governo, pratico e speculativo, ricco di equilibrato sentimento e simpaticamente «umano». Vedeva un fondamentale accordo fra le arti, le scienze, la filosofia, la teologia, la storia. Raramente scienza e fede s’erano viste tanto armonizzate in un uomo, e soprattutto così animate dall’amore; era un grande contemplativo, un mistico. Per questo è stato onorato dei titolo di «Dottore serafico».
La mistica sapienza rivelata mediante lo Spirito Santo
Dall'opuscolo «Itinerario della mente a Dio» di san Bonaventura
Cristo è la via e la porta. Cristo è la scala e il veicolo. E' il propiziatorio collocato sopra l'arca di Dio (cfr. Es 26, 34). E' «il mistero nascosto da secoli» (Ef 3, 9). Chi si rivolge a questo propiziatorio con dedizione assoluta, e fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l'ammirazione, l'esultanza, la stima, la lode e il giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, uscendo dall'Egitto per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di viatori, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l'amore: «Oggi sarai con me nel paradiso!» (Lc 23, 43).Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l'attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio.
E' questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, che Cristo ha portato in terra. Ecco perché l'Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo.
Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l'intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l'uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l'essere e lo inabissa in Dio con la sua soavissima unzione e con gli affetti più ardenti.
Ora questo fuoco è Dio e questa fornace si trova nella santa Gerusalemme; ed è Cristo che li accende col calore della sua ardentissima passione. Lo può percepire solo colui che dice: L'anima mia ha preferito essere sospesa in croce e le mie ossa hanno prescelto la morte! (cfr. Gb 7, 15).
Chi ama tale morte, può vedere Dio, perché rimane pur vero che: «Nessun uomo può vedermi e restar vivo» (Es 33, 20). Moriamo dunque ed entriamo in questa caligine; facciamo tacere le sollecitudini, le concupiscenze e le fantasie. Passiamo con Cristo crocifisso, «da questo mondo al Padre», perché, dopo averlo visto, possiamo dire con Filippo: «Questo ci basta» (Gv 14, 8); ascoltiamo con Paolo: «Ti basta la mia grazia» (2 Cor 12, 9); rallegriamoci con Davide, dicendo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre» (Sal 72, 26). «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre, per sempre. Tutto il popolo dica: Amen» (Sal 105, 48).
Pensieri di San Bonaventura
- Sperare è volare
- Le opere di Cristo non vanno indietro, non vengono meno, ma progrediscono.
- La beatitudine non è altro che il godimento del sommo bene; il sommo bene è sopra di noi; perciò nessuno può conseguire la beatitudine se non sale al di sopra di se stesso, non col corpo ma col cuore.
- Non possiamo però elevarci al di sopra di noi stessi, senza una forza superiore che ci innalzi. Infatti per quanti gradini interiori si progettino non si riesce a nulla, se non vi si accompagna l’aiuto divino.
- Ora l’aiuto di Dio è concesso a coloro che lo chiedono con cuore umile e devoto: questo è appunto sospirarlo in questa valle di lacrime, cioè con la fervida preghiera.
- La preghiera è madre e origine di ogni elevazione spirituale.
- Così pregando siamo già illuminati per conoscere i gradi dell’ascesa a Dio. Infatti secondo lo stato e la condizione in cui ci troviamo, tutta la realtà è scala per ascendere a Dio.
- Secondo la sua originaria natura l’uomo fu creato capace della quiete contemplativa, tanto è vero che fu posto in un paradiso di delizie (Gn. 2, 15). Ma poi si volse via dal vero lume verso il bene mutevole e così colpevolmente abbassò se stesso e tutto il suo genere per mezzo del peccato originale che infettò la natura umana in due modi, cioè la mente con l’ignoranza, la carne con la concupiscenza.
- L’uomo accecato e avvilito siede nelle tenebre e non riesce a vedere la luce celeste se non lo soccorre la grazia con la giustizia contro la concupiscenza e la scienza congiunta alla sapienza contro l’ignoranza. Tutto ciò diventa possibile per mezzo di Gesù Cristo che fu costituito da Dio per noi sapienza e giustizia, santificazione e redenzione (1Cor. 1, 30).
- Egli è la potenza e sapienza di Dio, Verbo incarnato pieno di grazia e di verità, autore di grazia e di verità: che infonde, cioè, la grazia di quella carità che provenendo da cuore puro, coscienza buona e fede sincera, porta l’anima retta al triplice sguardo descritto qui sopra: le dà la scienza della verità secondo le tre specie di teologia, cioè la simbolica, la propriamente detta, e la mistica, affinché con la simbolica usiamo rettamente le cose sensibili; con quella propriamente detta usiamo rettamente le intelligibili; con la mistica veniamo elevati alle estasi supermentali.
- Chi dunque vuol salire, deve evitare il peccato che deforma la natura, abitui le facoltà naturali anzidette alla grazia riformante con l’esercizio della preghiera; poi alla giustizia che purifica con la condotta, e infine alla sapienza che rende perfetti e ciò con la contemplazione.
- Come nessuno può giungere alla sapienza se non attraverso la grazia, la giustizia, la scienza, così alla contemplazione non si giunge se non con la perspicace meditazione, la condotta santa, la devota preghiera.
- Poiché poi la grazia è il fondamento della rettitudine della volontà e dell’illuminazione chiara della ragione, la prima cosa che dobbiamo fare è di pregare; poi di vivere santamente; infine di rivolgere l’attenzione agli oggetti che rispecchiano la verità. Così, grado grado, ascenderemo al monte eccelso dove si può vedere il Dio degli dèi, in Sion (Sal. 83, 8).
Preghiere di San Bonaventura
Trafiggi, o dolcissimo Signore Gesù, la parte più intima dell'anima mia con la soavissima e salutare
ferita dell'amor tuo, con vera, pura, santissima, apostolica carità,
affinché continuamente languisca e si strugga l'anima mia per l'amore e
il desiderio di Te solo.Te brami, e venga meno presso i tuoi
tabernacoli, e sospiri di essere sciolta (dai lacci dei corpo) e di
essere con Te. Fa' che l'anima mia abbia fame di Te, pane degli Angeli,
ristoro delle anime sante, pane nostro quotidiano, pane soprannaturale
che hai ogni dolcezza ed ogni sapore e procuri la gioia più soave.
Di Te, che gli Angeli desiderano di contemplare incessantemente, abbia fame e si sazi il cuor mio, e della dolcezza dei tuo sapore sia riempita la parte più intima dell'anima mia: abbia ella sempre sete di Te, fonte di vita, fonte di saggezza e di scienza, sorgente dell'eterna luce, torrente di delizie, dovizia della casa di Dio.
Te sempre ambisca, Te cerchi, Te trovi, Te si prefigga come meta, a Te giunga, a Te pensi, di Te parli e tutte le cose faccia ad onore e gloria dei tuo nome con umiltà e con discernimento, con amore e con piacere, con facilità e con affetto, con perseveranza che duri fino alla fine.
E Tu solo sii sempre la mia speranza e la mia fede, la mia ricchezza e il mio diletto, la mia gioia, il mio gaudio, il mio riposo, la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo, il mio ristoro, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia scienza, la mia parte, il mio bene, il mio tesoro, nel quale fissi e fermi, con salde radici, rimangano la mente ed il cuor mio.
Gesù, Pane degli angeli, cibo degli eletti, nostro pane quotidiano, più di ogni altro nutriente e fragrante di dolcezza. Di te, che gli angeli contemplano. abbia sempre fame e si nutra l’anima mia.Il mio cuore abbia sempre sete di te, o mio Dio, sorgente di vita, fonte di sapienza e di scienza, origine d’eterna luce, inesauribile torrente di delizie, tesoro della casa di Dio.
Te sempre desideri il mio cuore, te cerchi, te aneli, te trovi, a te giunga, te mediti, di te parli, tutto operi a gloria tua. con umiltà e discrezione, con amore e piacere. con spontaneità e costanza.
Tu solo sii sempre la mia speranza, mia unica gioia e mia pace, tu mio riposo e mia serenità, tu mio rifugio e aiuto, tu mia eredità, mio bene e mio tesoro; in te sempre siano, fissi, sicuri e fermamente radicati il mio cuore e la mia mente.
O Cuore amatissimo di Gesù, perché ti sei fatto squarciare dalla lancia, se non per mostrarmi l'eccesso dell'amor tuo e per essere l'abitazione dell'anima mia? E quando entrerò io in Te e solennemente protesterò: “Questo è il mio eterno riposo; qui abiterò perché mi sono scelto io stesso questa dimora?”.
Gesù mio, introduci quanto prima quest'anima mia attraverso la ferita dell'aperto costato nel segreto del tuo amabilissimo e amantissimo Cuore, affinché essa si purifichi, si abbellisca e tutta si infiammi nella tua carità; in modo che, dimentica delle terrene sollecitudini, pensi solo ad amar Te, mio Dio crocifisso.
Di Te, che gli Angeli desiderano di contemplare incessantemente, abbia fame e si sazi il cuor mio, e della dolcezza dei tuo sapore sia riempita la parte più intima dell'anima mia: abbia ella sempre sete di Te, fonte di vita, fonte di saggezza e di scienza, sorgente dell'eterna luce, torrente di delizie, dovizia della casa di Dio.
Te sempre ambisca, Te cerchi, Te trovi, Te si prefigga come meta, a Te giunga, a Te pensi, di Te parli e tutte le cose faccia ad onore e gloria dei tuo nome con umiltà e con discernimento, con amore e con piacere, con facilità e con affetto, con perseveranza che duri fino alla fine.
E Tu solo sii sempre la mia speranza e la mia fede, la mia ricchezza e il mio diletto, la mia gioia, il mio gaudio, il mio riposo, la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo, il mio ristoro, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia scienza, la mia parte, il mio bene, il mio tesoro, nel quale fissi e fermi, con salde radici, rimangano la mente ed il cuor mio.
Gesù, Pane degli angeli, cibo degli eletti, nostro pane quotidiano, più di ogni altro nutriente e fragrante di dolcezza. Di te, che gli angeli contemplano. abbia sempre fame e si nutra l’anima mia.Il mio cuore abbia sempre sete di te, o mio Dio, sorgente di vita, fonte di sapienza e di scienza, origine d’eterna luce, inesauribile torrente di delizie, tesoro della casa di Dio.
Te sempre desideri il mio cuore, te cerchi, te aneli, te trovi, a te giunga, te mediti, di te parli, tutto operi a gloria tua. con umiltà e discrezione, con amore e piacere. con spontaneità e costanza.
Tu solo sii sempre la mia speranza, mia unica gioia e mia pace, tu mio riposo e mia serenità, tu mio rifugio e aiuto, tu mia eredità, mio bene e mio tesoro; in te sempre siano, fissi, sicuri e fermamente radicati il mio cuore e la mia mente.
O Cuore amatissimo di Gesù, perché ti sei fatto squarciare dalla lancia, se non per mostrarmi l'eccesso dell'amor tuo e per essere l'abitazione dell'anima mia? E quando entrerò io in Te e solennemente protesterò: “Questo è il mio eterno riposo; qui abiterò perché mi sono scelto io stesso questa dimora?”.
Gesù mio, introduci quanto prima quest'anima mia attraverso la ferita dell'aperto costato nel segreto del tuo amabilissimo e amantissimo Cuore, affinché essa si purifichi, si abbellisca e tutta si infiammi nella tua carità; in modo che, dimentica delle terrene sollecitudini, pensi solo ad amar Te, mio Dio crocifisso.
Preghiera a San Bonaventura
O Padre, guarda a noi tuoi fedeli riuniti nel ricordo della nascita al cielo del vescovo san Bonaventura, e fa' che siamo illuminati dalla sua sapienza e stimolati dal suo serafico ardore. Per il nostro Signore...