14 luglio

San Camillo de Lellis Sacerdote Patronato: Infermieri, Malati, Ospedali, Abruzzo

"Lascio al mondo tutte le vanità, tutte le cose transitorie, tutti i piaceri mondani, tutte le vane speranze... ma mi contento del divin volere, e desidero cambiare questa terrena vita con la certezza del Paradiso, queste cose transitorie con le eterne, li mondani piaceri con la gloria del Cielo, le vane speranze con la certezza dell’eterna salute, confidato però nella misericordia di Dio, tutti li amici con la compagnia de Santi, tutti li Parenti con la dolcezza delli Angeli, e finalmente tutte le curiosità mondane con la vera visione della faccia di Dio".

Breve biografia
Di nobile famiglia, nato a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550, Camillo de Lellis fu soldato di ventura. Persi i suoi averi al gioco, si mise al servizio dei Cappuccini di Manfredonia. Convertitosi ed entrato nell'Ordine, per curare una piaga riapertasi tornò a Roma nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove si dedicò soprattutto ai malati.

Si consacrò a Cristo Crocifisso, riprese gli studi al Collegio Romano e, divenuto sacerdote nel 1584, fondò la «Compagnia dei ministri degli infermi». L'ordine dei Camilliani si distinse da altri per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa e per l'abito caratterizzato dalla croce rossa di stoffa sul petto.

De Lellis pose attenzione unicamente malati, ponendo le basi per la figura dell'infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi. Morì a Roma il 14 luglio 1614 e venne canonizzato nel 1746.

Frasi celebri di San Camillo de Lellis
  1. Non mi piace la pietà che taglia le mani alla carità.
  2. Se gli infedeli vedranno la nostra carità per gli infermi non avranno bisogno di altri argomenti per convertirsi.
  3. Più cuore in queste mani…
  4. Dio è tutto, il resto è nulla. Salvare l’anima è l’unico impegno della vita che è breve.
  5. Signore, perdona a questo grande peccatore. Dammi tempo di fare penitenza. Non più mondo, non più peccati!
  6. Perché non organizzare una compagnia di uomini pii e dabbene, che non per mercede, ma volontariamente e per amore di Dio servano gli infermi con quella carità e amorevolezza che sogliono fare le madri per i loro propri figlioli infermi?
  7. Con la maggiore diligenza possibile, con l’affetto di una madre verso il suo unico figlio infermo e guardando il povero come la persona di Cristo.
  8. Servire gli infermi, anche appestati, con rischio della vita.
  9. Gli infermi sono pupilla e cuore di Dio e quello che fate a questi poverelli infermi, è fatto a Dio stesso.
  10. Chi serve gli infermi, serve assiste Cristo nostro redentore.
  11. Nessuna tra le opere di carità piace più a Dio di quella del servizio ai poveri malati.
  12. Chi serve gli infermi, ha un segno palese di predestinazione.
  13. Padri e fratelli miei, miriamo nei malati la persona stessa di Cristo. Questi malati cui serviamo ci fanno vedere un giorno il volto di Dio.
  14. Poiché Dio non mi ha voluto Cappuccino, né in quello stato di penitenza che tanto desideravo di stare e di morire, è segno dunque che mi vuole qui, al servizio di questi poveri suoi infermi.
  15. Dio ci ha mandato questa infermità perché, fatti buoni e perfetti maestri nel patire, sappiamo poi con più carità e compassione servire e compatire gli infermi.
  16. Desideriamo, con la grazia di Dio, servir a tutti gl’infermi con ogni carità.
  17. La croce che portiamo sul petto significa che tutti noi, segnati di questa santa impronta, siamo come schiavi venduti e dedicati al servizio dei poveri infermi e che questa che abbiamo abbracciata è congregazione di croce, cioè di morte, di patimento, di fatica.
  18. Asini macilenti ricoperti di una bellissima e ricchissima gualdrappa….(riferendosi ai ministri degli infermi che mostravano la croce senza possedere un’autentica carità).
  19. Signore mio, anima mia che posso io fare per te? (San Camillo domandò ad un infermo spazientito).
  20. Non bisogna mai perdere di vista Dio, ma contemplare il Creatore nella Creatura.
  21. Un buon soldato muore in guerra, un buon marinaio muore in mare, un buon ministro degli infermi muore all’ospedale.
  22. Il Signore mi ha lasciato senza piaghe solamente le mani, perché se avessi avute impiagate anche queste, non avrei potuto esercitarmi in beneficio dei poveri.
  23. Io Camillo de Lellis... lascio il mio corpo di terra alla medesima terra di dove è stato prodotto.  ...Lascio al Demonio, tentatore iniquo, tutti i peccati e tutte le offese che ho commesso contro Dio e mi pento sin dentro l'anima... Item lascio al mondo tutte le vanità... Item lascio et dono l'anima mia e ciascheduna potestà di quella al mio amato Gesù e alla sua S, Madre... Finalmente lascio a Giesù Christo Crocefisso tutto me stesso in anima e corpo e confido che, per sua immensa bontà e misericordia, mi riceva e mi perdoni come perdonò alla Maddalena...
  24. Ognuno domandi grazia al Signore che gli dia un affetto materno verso il suo prossimo affinche possiamo servirli con ogni carità.
Preghiera
Signore Gesù, che facendoti uomo, hai voluto condividere le sofferenze della nostra natura umana, Ti supplico, per l'intercessione di San Camillo che amò e servì intensamente poveri e ammalati, di aiutare tutti coloro che vivono il difficile momento della sofferenza.
Come nella tua vita hai mostrato una particolare predilezione verso i malati, così ora rivela a chi è nel dolore la tua paterna bontà.
Guarisci chi è piagato nel corpo e nello spirito, sostieni la fede di coloro che sotto la croce vacillano per la forza del male, apri orizzonti di speranza a chi è nel buio.
Rendici, come San Camillo, consapevoli che nel volto del malato,  del sofferente, c’è la tua mano che bussa al nostro cuore.
Ravviva la mia fede nella tua presenza nei fratelli e donami la tenerezza del tuo amore per servirli e amarli con il tuo cuore.
San Camillo de Lellis, prega per noi!