09 maggio

San Pacomio Abate

"Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente...e ne sarete liberati".

Biografia
Nacque nell'Alto Egitto, nel 287, da genitori pagani. Arruolato a forza nell'esercito imperiale all'età di vent'anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute. Protetti dall'oscurità, la sera alcuni cristiani recarono loro un po' di cibo. Il gesto degli sconosciuti commosse Pacomio, che domandò loro chi li spingesse a far questo. «Il Dio del cielo» fu la risposta dei cristiani.

Quella notte Pacomio pregò il Dio dei cristiani di liberarlo dalle catene, promettendogli in cambio di dedicare la propria vita al suo servizio. Tornato in libertà, adempì al voto aggregandosi a una comunità cristiana di un villaggio del sud, l'attuale Kasr-es-Sayad, dove ebbe l'istruzione necessaria per ricevere il battesimo.

Per qualche tempo condusse vita da asceta, dedicandosi al servizio della gente del luogo, poi si mise per sette anni sotto la guida di un vecchio monaco, Palamone. Durante una parentesi di solitudine nel deserto, una voce misteriosa lo invitò a fissare la sua dimora in quel luogo, al quale presto sarebbero convenuti numerosi discepoli. Alla morte dell'abate Pacomio, i monasteri maschili erano nove, più uno femminile. Del santo restò sconosciuto il luogo della sepoltura. (Avvenire)

Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. 

Pacomio, padre della vita cenobitica
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
(Lc 12, 32-40)

Pacomio è stato un’incarnazione luminosa di questo vangelo.
Quand’era un giovane soldato prigioniero, Pacomio fu visitato e soccorso in prigione da dei cristiani. Folgorato dalla gratuità e dalla benevolenza di quei semplici gesti di servizio, subito scelse per sé come Signore quel Gesù di cui quei cristiani si dicevano discepoli. Non conosceva ancora Gesù e il vangelo, ma li vide raccontati nei gesti di quei discepoli che soccorrevano i prigionieri.
Quell’essere stato visitato e servito dai discepoli fu per lui rivelazione. Come Mosè al roveto ardente, come i discepoli di Emmaus nell’ascoltare quel viandante spiegare le Scritture, così Pacomio si sentì ardere il cuore davanti a quei gesti servizievoli, umili e gratuiti verso la propria umiliazione e irrilevanza di prigioniero. E decise di conoscere e amare il Signore Gesù servendo gli uomini. E inventò la comunità monastica come luogo di conoscenza del Signore nel servizio fraterno, e servì gli uomini suoi fratelli, amici o nemici, perché aveva capito che il Signore è il Servo, che la forma umana di servo è la forma di Dio nel mondo. E questo ci dice il vangelo che abbiamo ascoltato, nel quale Gesù esorta i suoi discepoli ad assumere la condizione di servi alla sua sequela, di lui che era venuto non per essere servito ma per servire. E la cosa straordinaria che Gesù qui dice è che quando tornerà alla fine, il Figlio dell’uomo, come il padrone della parabola, ancora sarà in forma di servo, e subito si cingerà le sue vesti, e quei servi fedeli che troverà ancora svegli a servire gli altri servi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno; siamo trattati come pecore da macello; ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci ha amati, alleluia.

Dalle «Esortazioni» di san Pacomio, abate.
Per il Signore ogni giorno siamo messi a morte.
  • Onora Dio obbedendogli, e sarai forte. Ricordati delle pene che hanno sopportato i santi.
  • Realizziamo tra noi la concordia, restando saldi nella nostra vocazione. Innanzi tutto impegniamoci con ogni cura per progredire spiritualmente in questa vita che abbiamo abbracciata, per meritare di portar a compimento il cammino della nostra vita monastica in modo gradito a Dio.
  • Cerchiamo di non essere simili a coloro che pongono la loro gioia nelle cose vane e periture affinché non accada che il nostro cuore, abbandonando il retto cammino, commetta peccato e resti privo della speranza della vita eterna.
  • È compito dell'intelligenza conoscere che la volontà di Dio è la fonte di ogni bene. Il peggiore dei mali, infatti, sta nel resistere alla legge di Dio e assecondare la volontà propria. Chi compie la propria volontà rimarrà privo della conoscenza di Dio, non potrà seguire la via dei santi e alla fine incontrerà la rovina e il pianto.
  • Ora dunque è il tempo favorevole per piacere al Signore, poiché la salvezza si acquista nel tempo della tribolazione. Non accontentiamoci quindi di tener salda la fede nel tempo della consolazione, per allontanarci poi da essa nell'ora della prova.
  • La Scrittura infatti dice: "Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo» (Dt 23,22); ancora; Non scoraggiarti nel tempo della tribolazione, ma sii paziente e prega Dio (cfr. Sir 2, 2.4.6'),
  • La pienezza di una fede incrollabile è un dono di Dio, che i profeti ottennero dallo Spirito Santo. In questa fede furono confermati gli apostoli i quali, sostenendo per essa molte tribolazioni, giunsero al premio eterno. Teniamo presenti queste verità per non lasciarci trascinare qua e là, ingannati dalla seduzione dell'errore.
  • Rimaniamo invece saldi e immobili, tenendo a freno le divagazioni della mente, che ribollono come acque, col ricordo assiduo della legge divina. Con tale meditazione, distruggeremo la legge della carne e potremo così scoprire e conoscere meglio ciò che piace a Dio, conservandoci immuni dalle cure del mondo e da ogni specie di superbia, la quale è una vera follia, il peggiore di tutti i mali.
  • Sempre tenendo presente Dio davanti agli occhi della mente, ricordiamoci della sua passione e della sua morte in croce per cui siamo redenti e ridonati alla vita.
  • Aborriamo il mondo e ciò che gli appartiene e aborriamo anche ogni comodità del corpo. Rinunziamo a questa vita, per poter vivere con Dio.
  • Ricordiamoci, fratelli carissimi, della nostra professione nella quale abbiamo promesso a Dio di servirlo. Di questo dovremmo render conto nel giorno lei giudizio.
  • Accettiamo le sofferenze della fame, della sete, della povertà, delle veglie.
  • Occupiamoci nella preghiera e nella salmodia, gemendo dal fondo del cuore e versando lagrime di compunzione; ed esaminiamoci accuratamente per vedere se almeno in qualche cosa possiamo esser trovati degni da Dio, per sua infinita misericordia.
  • Non indietreggiamo davanti alla porta stretta della tribolazione, per conseguire la gioia delle consolazioni di Dio e meritare il riposo eterno della vita immortale. Amen.Ci hai consegnati come pecore da macello, ci hai resi ludibrio dei nostri vicini; ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci ha amati, alleluia.
Preghiera
 O Dio, che hai guidato a vertici di dottrina e di santità il santo abate Pacomio, fa’ che anche noi, sul suo esempio, cerchiamo per prima cosa il pane della tua Parola, fonte di luce per la coscienza e di pace per il cuore.