04 giugno

San Filippo Smaldone Sacerdote Patrono dei sordomuti

"Questo generoso sacerdote, perla del Clero meridionale, fondatore delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, impegnate in modo prioritario nell'educazione dei sordomuti, viene oggi proposto alla venerazione della Chiesa universale, affinché tutti i fedeli seguendone l'esempio sappiano testimoniare il Vangelo della Carità nel nostro tempo, in particolare, mediante la sollecitudine verso i più bisognosi". (Giovanni Paolo II)

Vocazione al secerdozio
Nacque a Napoli, primo figlio di sette, da Antonio e Maria Concetta De Luca, una famiglia agiata nel quartiere di Borgo Loreto, nel 1848, un periodo di grandi cambiamenti politici e contrasti sociali, che videro il crollo della monarchia Borbonica, a cui la famiglia di Filippo era fortemente legata, per fare spazio al nascente regno d'italia, e le difficoltà in cui si trovò la Chiesa napoletana per l'esilio dell'arcivescovo Sisto Riario Sforza, che influirono non poco sul suo percorso, ostacolato sin d'agli albori.

Nel 1858 riceve la prima Comunione in anticipo alle consuetudini e dopo quattro la Cresima, dove avverte la vocazione al secerdozio, grazie anche al nuovo modo di fare catechismo, più vicino al popolo, di sant'Alfonso Maria de' Liguori.

Si dedica agli studi di teologia e filosofia
Ma le trasformazioni politiche e sociali avvenute, gli impongono il seminariato da esterno dal 1863 al 1868
Si dedicò dunque agli studi di teologia e filosofia, non tralasciando di dedicarsi alla catechesi alle opere di carità ai poveri e bisognosi della sua città e l'assistenza ai sordomuti definiti dalla chiesa di allora infedeli e pagani.

Purtroppo gli studi furono il suo cruccio, arma di denigrazione del nuovo clero napoletano, che lo giudicò scarsissimo di talento ed insufficiente a proseguire gli studi, costringendolo a scegliere di farsi incardinare in un'altra diocesi. Lui sceglie quella di Rossano Calabro dove grazie alla stima dell'Arcivescovo Pietro Cilento, per le sue alte doti di uomo di carità, viene consacrato sacerdote nel 1871, per poi essere reintegrato finalmente a Napoli nel 1876.

A servizio dei sordomuti
Nel frattempo Filippo aveva acquisito una notevole conoscenza ed esperienza delle problematiche dei Sordomuti, grazie alla strenua collaborazione con don Lorenzo Apicella, direttore della Pia Casa per i sordomuti di Santa Maria ai Monti in Napoli, tant'è che dallo stesso Apicella fu incaricato di organizzare l'assistenza ai sordomuti nel napoletano, a Salerno, Sorrento, Ischia ed Amalfi. Nel 1880 fu inviato a Milano al Congresso Internazionale dei Maestri per Sordomuti, in qualità di esperto e nel 1882 fu nominato Direttore Spirituale dell'Istituto per non udenti di Molfetta.

Nel 1884, a Napoli, scoppia un'epidemia di colera che fece migliaia di vittime tra le quali doveva esserci anche lo stesso Filippo Smaldone, che dopo aver prestato assistenza agli ammalati si ritrovò anch'egli contagiato, al punto tale che le persone più vicine, dandolo per spacciato, pubblicarono sui giornali un necrologio e fecero celebrare messe in suffragio. Per sua fortuna e grazie all'intercessione della Madonna di Pompei si salvò.

In quell'anno, ancora convalescente dopo essere guarito dal colera, aveva definito le Regole per la nascente Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, un progetto accarezzato lungamente e che vide finalmente muovere i primi passi nella primavera del 1885, quando insieme a don Luigi Apicella parti per Lecce a fondare il primo Istituto per Sordomuti. Il 27 gennaio 1895 Mons. Salvatore Luigi Zola approva le Regole e nel 1889 Apicella cede la casa di Lecce a Filippo che ne divenne direttore.

Fondazione di case per i sordomuti
Da quel momento l'impegno divenne sempre più grande, con la fondazione di nuove case per i sordomuti a Bari, Lecce sino ad arrivare a Roma e non ci si soffermava solo ai sordomuti, ma anche all'infanzia abbandonata ed alle bambine cieche, ai più bisognosi. Il suo impegno e la sua opera possono essere tranquillamente accostate a quelle di Luigi Orione e Luigi Guanella.

La sua opera di sostegno ed educazione morale dei sordomuti gli valse, tra l'altro, la decorazione Croce pro Ecclesia et Pontifice e la nomina a canonico della .Cattedrale di Lecce.
Ammalato di diabete, morì il 4 giugno 1923 nella città salentina dove operò per gran parte della sua vita.

Un pensiero al giorno
  1. Ogni povero, che bussa alla nostra porta, deve trovare sicura rispondenza nel nostro cuore perché è Cristo che chiede e ha bisogno della nostra carità.
  2. Quanto più alto si vuol costruire l’edificio, tanto più profonde devono essere le fondamenta.
  3. La virtù incomincia dove è il sacrificio e ivi è il merito dove è lo sforzo.
  4. Non si può educare se non si ama...
  5. Le nostre mani saranno sudice se non abbiamo cura di lavarle spesso; lo stesso dicasi dell’anima se non ci curiamo di esaminarla e guidarla.
  6. Povero si conservi il cuore, cioè povero di desideri terreni.
  7. L’amore è la molla di ogni apostolato.
  8. Tutti i pensieri che danno inquietudine ed afflizione di spirito, non sono di Dio, che è principio di pace.
  9. Per la santità occorre l’esercizio delle virtù in grado eroico.
  10. La purezza è piena di delizia perché fa gustare la profonda gioia della visione di Dio
  11. L’impegno della perfezione deve essere soprannaturale nel motivo, predominante nel desiderio, costante negli atti.
  12. La purezza è piena di delizia perché fa gustare la profonda gioia della visione di Dio.
  13. La fiducia in Dio ci faccia accettare anche la privazione del necessario, i limiti della nostra persona e dell’attività, la malattia e la vecchiaia.
  14. La purezza è timida, somiglia ad una colomba che fugge al rumore di un passo.
  15. Il nostro fine è Dio per il Quale operiamo.
  16. I buoni propositi servono a suscitare nel cuore un vero desiderio di farsi santo.
  17. La virtù incomincia dove è il sacrificio e ivi è il merito dove è lo sforzo.
  18. E’ una grande virtù saper tacere finché non si sia interrogati o non si abbia una buona ragione per parlare.
  19. Con l’umiltà le virtù crescono e si radicano profondamente nell’anima.
  20. Le passioni dell’uomo non si possono annientare ma solo mortificare.
  21. L’obbedienza è l’umiltà della volontà, la quale rinuncia all’amor proprio per affermare soltanto il dominio assoluto di Dio nella coscienza.
  22. Amare Dio nell’assenzio è il segreto dell’amorosa fedeltà.
  23. Non filosofate sopra le vostre croci e afflizioni. Ricevetele con dolcezza e pazienza sapendo che vengono dalla mano di Dio.
  24. Santo è colui che compie molti atti di tutte le virtù.
  25. Il Signore ci chiede un sacrificio: facciamolo prontamente.
  26. Il merito delle croci non sta nel peso di esse ma nella maniera con cui si portano.
  27. La nostra beatitudine è Dio al Quale ritorniamo.
  28. La povertà in spirito è un mezzo assai valido per diventare perfetti.
  29. L’essenza dell’amore è la dedizione, la volontà ferma di offrirsi a Dio preferendo il suo amore a quello delle creature.
  30. L’orazione è l’umiltà dell’uomo che riconosce la sua profonda miseria, tutto attendendo da Dio e nulla da se stesso.
  31. Senza umiltà non vi è soda e duratura virtù.
  32. La purezza somiglia ad un fiore che, con un raggio troppo vivo di sole, si piega sullo stelo e muore.
  33. Il Signore ci presenta una via di spine e croci: mettiamoci in cammino prontamente.
  34. Il Signore permette un’umiliazione: sottomettiamoci gioiosamente.
Preghiera a San Filippo Smaldone

Dio di ogni consolazione, che hai chiamato San Filippo Smaldone, sacerdote, ad essere padre e maestro dei sordi, concedi a noi, per sua intercessione, di dedicare la nostra vita al servizio del prossimo per essere da te benedetti nel regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Triduo di preghiera
O Dio, vieni a salvarmi! ... Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre….
  1. San Filippo, che con la tua vita e la tua donazione ai poveri e ai sordi, ci hai dato esempio di ardente carità e ci hai insegnato a donarci interamente ai fratelli, ottienici da Dio il dono della carità, perché, con la nostra quotidiana testimonianza di vita, possiamo allargare i confini del Vangelo.
  2. San Filippo, che con le tue virtù sacerdotali hai dato mirabile testimonianza della fede ed hai contribuito alla diffusione del vangelo con le Missioni popolari, col ministero della riconciliazione e con la tua mirabile condotta di vita, ottienici dal Signore il dono della fede, perché, fedeli al battesimo e sempre obbedienti ai sacri Pastori, possiamo contribuire a far conoscere Gesù, nostro salvatore, e Colui che lo ha mandato.
  3. San Filippo che, nonostante le sofferenze e persecuzioni, hai sempre conservato inalterata la speranza, la fiducia e la pazienza, dando a tutti esempio di fervida pietà, di sacrificio e penitenza, ottienici dal Signore il dono della speranza, perché possiamo testimoniare la Tua divina presenza e insegnare ai fratelli a camminare sempre con la fiducia e la gioia della fede.
  4. San Filippo, che in tutta la tua vita di sacerdote e fondatore delle Suore Salesiane dei SS. Cuori, hai dato mirabile esempio di devozione eucaristica e mariana, ottienici da Dio la grazia di riconoscere la presenza viva di Gesù nel Sacramento dell’Altare e di avere una filiale devozione alla sua madre Maria.
Padre nostro, Ave e Gloria 

Altri Santi del giorno