Il segno della santità non è la perfezione, ma la consacrazione. Un santo non è un uomo senza difetti, è un uomo che si è dato senza riserve a Dio. (WT Richardson)
Umanista e teologo
Giovanni Fisher nacque a Beverly nel 1469. Umanista e teologo apprezzato, fu cancelliere dell'università di Cambridge e vescovo di Rochester. Di lui diceva Erasmo:
«Non c'è uomo più colto né vescovo più santo».
Umanista e teologo
Giovanni Fisher nacque a Beverly nel 1469. Umanista e teologo apprezzato, fu cancelliere dell'università di Cambridge e vescovo di Rochester. Di lui diceva Erasmo:
«Non c'è uomo più colto né vescovo più santo».
Subì numerose pressioni perché riconoscesse il matrimonio di Enrico VIII con Anna Bolena e l'Atto di Supremazia nel quale il re veniva dichiarato «Capo supremo dopo Cristo della Chiesa d'Inghilterra». Al suo rifiuto, venne giustiziato il 22 giugno del 1535.
Tommaso Moro nacque a Londra nel 1478. In gioventù coesistevano in lui l'amore per il chiostro e il desiderio di formare una famiglia. Prevalse quest'ultima aspirazione. Si sposò ed ebbe 4 figli, tre femmine e un maschio.
Padre affettuoso, ci ha lasciato delle lettere tenerissime dirette alla figlia Margaret.
Ebbe una carriera straordinaria: avvocato, politico e umanista, scrittore e amico di Erasmo, diplomatico e cancelliere del regno. Tutto ebbe termine quando a sua volta si trovò di fronte alla necessità di dover decidere tra il riconoscimento dell'Atto di supremazia e la sua coscienza. Optò per quest'ultima affermando: «L'uomo è la sua coscienza e non altro».
Condannato a morte, venne giustiziato il 6 luglio del 1535. Giovanni Fisher e Tommaso Moro vennero proclamati santi nel 1935, esattamente 400 anni dopo la loro morte. Giovanni Paolo II proclamò Tommaso Moro patrono dei politici e dei governanti.
Dal «Commento ai salmi» di san Giovanni Fisher, vescovo e martire
Gesù Cristo è il nostro pontefice, il suo prezioso corpo è il nostro sacrificio, che egli ha immolato sull’altare della croce per la salvezza di tutti gli uomini.
Il sangue, versato per la nostra redenzione, non era sangue di vitelli e di capri, come nell’antica legge, ma dell’innocentissimo agnello Gesù Cristo nostro salvatore.
Il tempio, nel quale il nostro pontefice celebrava il sacrificio, non era stato costruito da mano di uomo, ma soltanto dalla potenza di Dio. Infatti egli versò il suo sangue al cospetto del mondo, che davvero è il tempio costruito solo dalla sola mano di Dio.
Ma questo tempio ha due parti: una è la terra, che noi ora abitiamo; l’altra parte è ancora sconosciuta a noi mortali. Ed egli immolò il sacrificio dapprima qui sulla terra, quando sopportò una morte acerbissima, e poi quando, rivestito con l’abito nuovo della immortalità, entrò con il proprio sangue nel santuario, cioè in cielo.
Qui presentò davanti al trono del Padre celeste quel sangue d’immenso valore che aveva versato a profusione per tutti gli uomini schiavi del peccato.
Questo sacrificio è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno – non appena lo guarda – di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono.
Inoltre è un sacrificio eterno. Esso viene offerto non soltanto ogni anno, come avveniva per i Giudei, ma ogni giorno per nostra consolazione, anzi, in ogni ora e momento, perché ne abbiamo un fortissimo aiuto.
Le meraviglie di Dio.
Dal «Commento sui salmi» di san Giovanni Fisher, vescovo e martire
Dapprima Dio liberò il popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto compiendo molte cose straordinarie e prodigiose: gli fece attraversare il Mare Rosso all’asciutto. Lo nutrì nel deserto con cibi venuti dal cielo cioè con la manna e le quaglie. Per calmare la sua sete fece scaturire dalla durissima roccia una inesauribile sorgente d’acqua. Lo rese vittorioso su tutti i nemici che lo osteggiavano. A tempo opportuno fece retrocedere il Giordano in senso opposto alla corrente. Divise e distribuì loro, secondo il numero delle tribù e delle famiglie, la terra promessa. Ma nonostante avesse compiuto queste cose con tanto amore e liberalità, quegli uomini ingrati e veramente immemori di tutto, abbandonarono e ripudiarono il culto di Dio e più di una volta si resero colpevoli dell’empio crimine di idolatria.
In seguito egli recise anche noi dall’oleastro dei gentili (cfr. Rm 11, 24) che ci era connaturale – noi che eravamo ancora pagani e che ci lasciavamo trascinare verso gli idoli muti secondo l’impulso del momento (cfr. 1 Cor 12, 2) – e ci innestò sul vero ulivo del popolo giudaico, anche spezzandone i rami naturali, e ci rese partecipi della radice feconda della sua grazia. Ancora: egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come offerta a Dio in sacrificio di soave odore, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga (cfr. Rm 8, 32; Ef 5, 2; Tt 2, 14).
Preghiera
O Dio, nostro rifugio e nostra forza, accogli la nostra umile preghiera; Tu che infondi in noi la fiducia filiale nel Tuo amore di Padre, donaci per intercessione del santo vescovo martire Giovanni Fisher di ottenere con pienezza ciò che Ti chiediamo con fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.Altri Santi del giorno